Ho smesso di avere fretta.

“Avrei bisogno di una giornata di 48 ore per fare tutto, in 24 è quasi impossibile”. La mia vita è circa così: sveglia ore 7, vestiti preparati il giorno prima con accessori e scarpe giuste, capelli curati (lisci o mossi, mai lasciati da soli o liberi di essere), trucco partendo dalla skin care fino al rossetto, unghie colorate e si parte con la mia borsa piena di agende (almeno 3), il tutto in 30 minuti di orologio.

Ore 7.30 colazione al bar con due o tre persone con cui inizi anche a dire qualche battuta perché le vedi ogni giorno, poi via subito in ufficio. Lavoro in modo frenetico, sono una donna e sono multitasking, si perché più fai adesso e meno fai dopo, il mio scopo è alzarmi dalla scrivania sapendo che il giorno dopo mi porterò il meno possibile. Nella vita ci vuole fretta, bisogna fare tanto e avere il fiato corto anche da sedute.

Ore 17 via di corsa e pronti per il fitness, si va in ciclabile (sole, pioggia, vento, freddo o neve), doccia veloce, appuntamenti vari con: estetista, osteopata, naturopata, riflessologia plantare, yoga, cena volante e poi un’ora di meditazione forzata per buttare fuori la negativà perchè non riesco mai a dormire (ma dai?). Si va a letto alle 23.30 circa, ma in media dormo intorno alle 2, e se il nervosismo non mi da tregua inizio a pulire il bagno.

I miei compagni di viaggio fissi sono: l’ansia, il fiato corto, panico, angoscia, paura di avere paura, paura di non avere tempo, appuntamenti spesso concomitanti, e tanti tanti soldi per tutti i miei cari specialisti che avevo bisogno di vedere per “stare bene”. Dedichiamo un paio di righe a questi specialisti.. che hanno un incasso solido anche grazie ai nostri stili di vita che ci spremono fino all’ultima goccia; “Fede hai bisogno di vivere nel qui e ora, smetti di organizzarti la vita”.. grazie (ci starebbe bene un’emoticon di whatsapp la faccina con occhi — e bocca __ mi capite?) Ognuno di loro mi prepara la “pozione magica” per drenare, dormire meglio, depurare il fegato, aiutare i reni, rilassare il cuore, lo zenzero, le bacche, i fiori, gli integratori ecc.. io compro tutto.

Per qualche motivo a me ignoto, in mezzo a questo casino di appuntamenti e doveri resto anche incinta, incredibilmente la mia testa va in slow motion immediato, come per difendere quella bambina dalla fretta divoratrice della mamma e così mi passano tutti i disturbi per cui mi stavo curando. Nasce la bimba e le ostetriche mi aiutano ad alimentare nuovamente la fretta, deve assolutamente arrivare il latte. Purtroppo arriva tardi, lei perde troppo peso e di conseguenza non veniamo dimesse il giorno promesso. Finalmente ci portano il primo latte artificiale, la bambina per la prima volta dopo tre giorni non piange e dorme beata, ma io inizio a sentirmi poco bene, sono agitata, nervosa. Mi scoppia la testa, il mio battito cardiaco è troppo alto, chiamano il medico di turno perché sto per perdere i sensi, poi ricordo poco.. solo che mi hanno sedato e portato via la bambina, avevo la pressione 120/180 e un pensiero solo: la mia bambina non mangiava da tre giorni. Vengo dimessa qualche giorno dopo con allattamento misto e ragadi sanguinanti, un calvario. Questo mio stato confusionale scatena mille ansie assopite da tempo, e nei tre mesi successivi dalla nascita la pressione del sangue peggiora fino ad un secondo ricovero ospedaliero.

Siamo ai primi di gennaio e mi portano in ospedale con una forte aritmia e pressione di nuovo alta, resto una notte dentro da sola con i miei pensieri: devo stirare, devo pulire, devo dare il latte alla bambina, devo riprendermi perché il mio corpo ancora porta i segni del parto, perché sono ancora in questo stato? Vengo dimessa il giorno dopo con 7 pastiglie per cuore e pressione. Arrivo a casa e corro dalla mia bimba che ha dormito tutta notte, appena la vedo mi sorride e restiamo insieme nel letto a farci le coccole. Da quel giorno prendo la decisione migliore: basta allattamento al seno. Dopo un mese la pressione inizia a scendermi.

Arriva il Covid e non mi lasciano più avere avere fretta. Non posso più correre in palestra, in ciclabile, dal parrucchiere, dall’estetista, da tutti gli specialisti, basta dormite ad intermittenza perché al mattino “dobbiamo andare”, basta, mi devo fermare. La quarantena non rispetta i miei ritmi, e così mi sono fermata, insieme alla mia bambina. Ci siamo coccolate fino a diventare invincibili insieme, tanto che oggi 1 giugno le pastiglie che prendo sono 1 soltanto, dimostrazione che la fretta mi stava uccidendo.

Si la mia malattia è la fretta e non voglio insegnare a mia figlia che correre ed essere multitasking è il modo giusto per essere riconosciute come “brava”, distruggersi fisicamente per ottenere risultati appaganti? Ma possiamo dirlo veramente? Ma dove stiamo correndo ce lo siamo chiesti? Ci siamo dati uno scopo nella vita? Io dopo quella notte in ospedale mi sono promessa serenità, vivere di corsa non è un preludio di qualcosa di bello che arriverà, è solamente una distruzione che porta all’annientamento. E per favore non banalizziamo questo articolo dicendo “fare figli ti cambia la vita”, no, io stavo rischiando di esplodere per il mio stile di vita multitasking.

Non è avere figli che cambia la vita, nel mio caso è stata la paura di rovinarsi la saluta concretizzata, la paura di non fermare la mia testa perché pensava troppe cose insieme, la paura della notte che mi teneva sveglia troppe ore, la depressione post parto che ha invaso i primi mesi con la mia bambina ma che, tramite il campanello d’allarme della pressione alta, mi ha spinta a chiedere aiuto in tempo. Probabilmente è stato proprio l’arrivo del figlio che ha peggiorato la mia situazione di salute al punto “giusto” per potermi salvare in tempo. Sono le mie nonne che dall’alto mi hanno mandato questa meraviglia di bambina, per salvare una nipote troppo severa con se stessa che si sente sempre in debito con la vita e con il mondo.

Facciamo tesoro della pace che abbiamo sentito in quarantena, ricordiamoci di lei quando ci sentiamo soffocare. Sono convinta che sia stato un modo per dire a tutto il genere umano che stiamo correndo troppo senza una meta.

5 pensieri su “Ho smesso di avere fretta.

  1. Venere ha detto:

    Dopo 9 mesi dal secondo parto e la quarantena corro ancora…e nn so x dove…x cosa…spero di riuscire a fermarmi xké mi sto ammazzando.
    Ormai sai la mia storia…ne abbiamo viste delle belle

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  2. Irene (la Gnoma) ha detto:

    I figli cambiano la vita anche quando ti costringono a prenderti cura di te stessa, non è una cosa banale. Se stai male, chi si prende cura di tua figlia? Se non potrai goderti i suoi primi anni, chi la crescerà?
    Avere il primo figlio ti cambia la testa, cambiano le prospettive e le necessità. Se prima poteva anche andare bene correre fino a scoppiare, finalmente ti sei resa conto che correre senza una meta è deleterio. Forse nemmeno lo vedevi, prima.
    Io potrei anche ingrassare così tanto da non avere più la forza di fare una passeggiata… ma, se lo facessi, mia figlia razza di madre avrebbe?

    Io non ho nessuna voglia di correre. Questo è uno dei motivi per cui il lavoro che si avvicina mi preoccupa tanto.

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    • Fedy_On_The_Go ha detto:

      ti capisco tantissimo,io ho chiesto un part time di sei ore per sentirmi più “libera” mentalmente. Pensare che sono “solo” 6 ore e poi posso tornare da lei. Chissà se lo spavento che ho preso è sufficiente per non farmi tornare nel vortice di prima… 🤞 spero! Vorrei tanto sapere come ti sentirei una volta ripreso il lavoro, per capire se “ce la possiamo fare”. 🧡

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      • Irene (la Gnoma) ha detto:

        Eh, io non ho ancora capito come fare per ottenere il part-time, che mi farebbe comodissimo!
        Di sicuro ce la possiamo fare, l’importante è farcela senza esplodere o senza perdere noi stesse.

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