Presa dal panico.

Il tema degli attacchi di panico, del bipolarismo, della depressione è qualcosa ancora di cui vergognarsi, un tabù visto come un disturbo da “malati mentali”. Ho deciso di parlare della mia esperienza, della mia storia proprio perché ne soffro e non ho più paura a dirlo. La malattia mentale più grave è quella di chi giudica questi mali senza conoscerne l’entità, senza sapere che dietro ci sono spesso traumi dolorosi.

“Adesso ho capito perché la Fede è così.. lo sapevo che non era normale” cit.

Tra i vari motivi per cui mi sono decisa a scrivere pubblicamente c’è anche quello “curativo-terapeutico”, ragion per cui oggi andrò a parlare di una delle cose che mi hanno fatto più paura negli ultimi anni, tanto da condizionarmi la vita.

Da quasi 16 anni vivo insieme ad un compagno di vita invisibile agli occhi ma estremamente presente e disastroso, si chiama panico, diagnosticato dopo anni e anni di “forse sei solo un po’ stanca”, oppure “Fede devi maturare e smetterla di avere queste crisi”, chiamandolo con il nome di: attacchi di panico e bipolarismo. Che parolone detto così vero?

Si presenta a fasi alterne, durante i cambi stagionali, in momenti particolarmente difficili, per un lutto o un forte dispiacere, in seguito a forti stress. Perdo la rotta, mi spengo, piango e di botto smetto di dormire.

Merita tempo la stesura di questo articolo perché siamo in tantissimi a soffrire in silenzio di questo problema, la vergogna ci assale e non abbiamo il coraggio di farne parola con nessuno per quanto ci sentiamo sbagliati.

Io e il panico ci siamo conosciuti per la prima volta il giorno prima dell’esame di lingua inglese I, arrivato vestito da tachicardia, calore e dolore al petto, bocca asciutta, braccia intorpidite, chiaramente ho pensato ad un infarto. Lo spavento è stato tale da angosciarmi ogni volta che avevo un nuovo esame da dare, fino ad aver paura di aver paura, un circolo.

La cosa che mi ha sempre spiazzato è che lo stronzo si presentava durante la notte, mi svegliavo sudata, affannata e ogni volta il pensiero era lo stesso: “questa volta muoio”.

Quando le dinamiche sono diventate “croniche” ho deciso di affidarmi ai medici che purtroppo si sono rivelati fallimentari fino al 2017, per tredici lunghi anni ho vissuto con questa spina nel fianco, quando se ne andava sapevo che sarebbe stato per poco, sono rimasta in attesa del suo ritorno, sapendo che non mi avrebbe lasciato mai.

I medici più pressapochisti che mi suggerivano camion di benzodiazepine come se fossero acqua fresca, mentre gli psicologi più banali per 90 euro l’ora ricercavano le cause di questo mio male nel paleozoico. I motivi scatenanti sono molto privati e tali resteranno, ho sempre saputo la causa e non era di certo rivangare nel passato che mi avrebbe salvato. Avevo solo bisogno di vivere nel presente e imparare a gestire questi attacchi di panico per condurre una vita normale durante i miei periodi di down cosmico.

La mia cura è iniziata in quel famoso 2017 e sta ancora andando avanti, ho imparato con la meditazione e il training autogeno come gestire questa bestia e soprattutto ho capito che fingere che non esista è la mossa più sbagliata.

Quando il panico mi prende la gola mi sento morire, ma davvero. Lucidità e razionalità sono perse nel niente, in quel momento cerco aria, vita, luce. Sono tachicardica al punto di aver perso anche i sensi, vedo solo nero, piango con singhiozzi. Sento che lui sta arrivando a prendermi la gola momento in cui ho paura di smettere di respirare. Mi colpisce sempre negli stessi periodi, ed ecco che appena scatta l’ora x arriva il mio polo nero. Sono spenta, ansiosa, claustrofobica, con forte bisogno di silenzio, protezione e aiuto. Esternamente conduco la mia vita in modo esemplare, forse si noteranno di più le occhiaie per mancanza totale di sonno, ma sembro semplicemente stanca.

Il peggio è stato per le persone a me vicine, mia mamma che mi ha sempre assistito durante quelle notti infinite, senza mai una parola di rabbia o di giudizio, il mio compagno Fabio che mi ha raccolto durante il momento più nero con la pazienza e la cura necessaria tanto da farmi sentire accettata in modo naturale.

Ho vissuto così tanti anni nascosta per paura che qualcuno sapesse il mio punto debole giudicandomi “malata”, quanta ignoranza. Oggi dico che è una malattia a tutti gli effetti, come un diabete o la pressione alta, invalidante, non si tratta di capricci o mancanza di maturità o qualsiasi altra stronzata le si voglia attribuire. E’ un fenomeno capace di annullare le persone più solari e credo sia giusto parlarne per far comprendere a chi non conosce la bestia, che male può fare a chi ne soffre.

Sono disturbi frutto di traumi passati che hanno cambiato la nostra mente, ma anche lo specchio di una società malata che ci sta distruggendo interiormente, facendo breccia sulla nostra inadeguatezza.

Un pensiero particolare va dedicato a chi ne soffre come me e vuole figli, uno dei “medici rinomati” nel settore mi aveva ventilato di evitare gravidanze per la mia salute mentale, il tutto si sarebbe potuto aggravare, in realtà trovando il medico giusto sono diventata mamma e sto anche decisamente meglio rispetto agli anni passati. Infatti ad oggi gli episodi si sono via via alleggeriti, la meditazione e la gestione della respirazione mi hanno insegnato a comandare la mia mente anziché farmi imprigionare in un angolo. La vita frenetica, uno dei male peggiori, è un vecchio ricordo, non faccio più niente sotto pressione. Successivamente nello spazio dedicato alle “vostre domande” vi spiegherò come mi sono e mi sto curando.

Sono consapevole che avrò sempre giorni bianchi e giorni neri nella vita, ho imparato che non sono sempre io a scegliere che colore indossare al mattino, ma posso schermarmi per evitare che il mondo esterno mi annerisca troppo. Combatto sempre contro questo panico che mi aspetta dietro l’angolo in attesa di trovarmi disarmata, sono qui a parlarne anche per rimpicciolire i suoi poteri. Non nascondermi più è una delle mie armi più forti, quello che ho vissuto è reale non “frutto della mia mente”, so che male fa sentirsi non capiti e frasi del genere sono l’esempio di come le persone non si mettano mai nei panni degli altri.

I disturbi come il mio fanno parte degli scherzi della mente, e vanno curati, accettati e accompagnati per mano. Sono segnali di allarme che vogliono farci capire che qualcosa non va, il nostro corpo si sta difendendo da una paura che ha provato e ogni volta che si ricrea una situazione simile il nostro cervello va in allarme provocando questo sfogo.

Tramite il mio account Instagram ho conosciuto tante persone che vivono questo male in forma anonima, trovando il coraggio di parlarne solo con chi soffre della stessa cosa. Ho raccolto diverse domande ricevute e ho pensato di dedicare uno spazio qui di seguito a cui rispondere. Sono domande molto frequenti, simili per chi ha sofferto e ne soffre ancora e sono una speranza, un appiglio, una forma di mutuo aiuto che voglio dare a tutti.

Le vostre domande:

  • io soffro di ansia, credi sia la stessa cosa?: Non proprio, l’ansia credo sia una delle malattie del nostro millennio, preambolo di qualcosa che sta per “esplodere”, vale la pena quindi rivolgersi a qualche specialista che possa aiutarvi a gestirla per evitare che possa trasformarsi in disagi fisici.
  • prendi dei farmaci? al momento no, ma li ho presi e li prenderò ancora appena dovessi averne bisogno. È stato inevitabile usarli in periodi in cui non volevo alzarmi dal letto, in cui il nero mo scorreva nelle vene. Ci si può curare anche senza, con farmaci omeopatici, tutto dipende dalla “pesantezza del disturbo”. Non si guarisce da soli questo deve essere chiaro.
  • Come ti stai curando? ho preso farmaci nei momenti peggiori, attualmente invece sono riuscita a scalare e ad essere “quasi” pulita. La cura migliore per me (ogni persona è a sé) è stata la meditazione per gestire la respirazione frenetica, lo sport e la terapia EMDR praticata da uno specialista. Ve la spiego vista da me che sono una paziente: l’attacco di panico è una forma di difesa che viene azionata dal nostro cervello ogni volta che ci sentiamo in pericolo, nel nostro inconscio viene percepita una sorta di paura che ci rimanda in un momento ben preciso della nostra vita che ci ha probabilmente (non è sempre così) causato un trauma. L’EMDR è una terapia fatta di esercizi visivi che aiutano a disgregare nel nostro cervello queste associazioni di paura con conseguente panico, inserendone altre. Magari qui vi metto un link che spiega meglio il tutto, dato che non sono un medico competente:

Questo video è estremamente esaustivo, il tema della minaccia è molto importante, l’attacco di panico è un allarme che ci dice che c’è un’imminente minaccia rimandandoci ad un trauma passato. Ecco dopo quasi tre anni con questa terapia posso dire da diversi mesi non ho più avuto attacchi violenti.

  • Prendere i farmaci crea dipendenza? qualsiasi genere di farmaco che sia ansiolitico o antidepressivo va preso seguiti da specialisti. Loro sanno esattamente in che quantità si può creare la dipendenza. Ricordo che anche la sigaretta crea dipendenza e fa più male, quindi andiamo oltre, se ci si deve curare si prende il farmaco. Io non sono dipendente nonostante li abbia presi per diverso tempo. L’utilizzo di questi farmaci non fa di noi persone peggiori, mentre invece non curarci si, ci rende peggiori e ci fa stare sempre più male.
  • Come hai affrontato la gravidanza? Sapendo che è uno dei momenti più delicati in assoluto mi sono mossa per tempo facendomi sempre seguire dal mio medico specializzato in disturbi pre e post parto, così da non farmi trovare impreparata. Se state seguendo delle terapie farmacologiche per ansia o depressione ricordatevi che potete avere figli senza interrompere bruscamente la terapia basta rivolgersi ai medici competenti e aggiornati sulle nuove medicine.
  • Si può guarire? Questo non lo so, sono onesta. Quello che so per certo è che ci sono periodi pesanti e periodi leggeri. Io sono migliorata ma non fuori pericolo, ci sono momenti dove non ho il controllo al 100% delle mie paure e la modalità nero si attiva. Rispetto ai primi anni in cui ero completamente rapita da questi attacchi e avevo paura ad uscire di casa, oggi conduco una vita normale.

Basta avere paura, basta nascondersi.

9 pensieri su “Presa dal panico.

  1. Celia ha detto:

    Sono stata depressa a lungo e, prima di andare in remissione, ho frequentato per tre anni un gruppo di auto-mutuo aiuto: certo, si era tra “noi depressi”, però già poter confidare come si sta a qualcuno che non sia un diario o un professionista ti dà molto.
    Ti fa capire che forse ad affrontarla, a vedertela col problema tutti i giorni e non due ore alla settimana, sei sola; sola certe volte ma non “pazza”.

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  2. Irene (la Gnoma) ha detto:

    Mai sottovalutare i malesseri (fisici o mentali): negarli o tenerli nascosti fa solo aumentare il loro potere.
    Hai fatto molto bene a parlarne, spero che possa aiutare più persone possibili. – Stai facendo riflettere anche me, sulla situazione in cui mi trovo e che non mi fa stare affatto bene (per quanto non sia ancora arrivata a veri attacchi di panico).

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