Victim blaming: quando la vittima viene colpevolizzata.

In questi giorni siamo bombardati da articoli, informazioni e meme legati a quell’infelice video di Beppe Grillo in difesa del proprio figlio accusato, ancora due anni fa, di stupro. L’immagine che ho davanti, ogni volta che vedo la registrazione, è di un uomo emotivamente provato, visibilmente instabile che, nelle vesti di padre disperato, cerca di difendere il proprio figlio, nel modo meno opportuno, facendo del victim blaming.

Iniziamo dicendo che è un insulto verso tutte le donne che un’accusa di stupro sia ancora aperta dopo due anni, questo per ricordarci come ci siano due pesi e due misure ogni volta che si tratta di generi diversi, detto questo, lo scopo di oggi è quello di spiegare in parole povere cos’è il victim blaming, un comportamento così standard e ancorato nella nostra società che viene ritenuto normale.

Definiamo victim blaming quel meccanismo tale per cui la vittima di violenza (in qualsiasi forma) diventi a sua volta la colpevole dell’accaduto, arrivando così a scagionare e giustificare il solo ed unico responsabile del reato. Un fenomeno che si sparge a macchia d’olio nella collettività, mettendo in moto dei retaggi culturali maschilisti che tendono inevitabilmente a difendere il carnefice con un “se l’é cercata”.

Alla base di tutto c’è sempre e solo lei, la nostra società patriarcale, maschile, sessista fatta di chiusure mentali, fare tardi la sera, bere alcolici, vivere la sessualità senza inibizioni, sono abitudini normali per gli uomini, ma non per le donne. Motivo per cui se un uomo decide di oltrepassare certi limiti, è solo perché la donna con lui non è stata abbastanza prudente, capace di tenersi lontana da certe situazioni.

E’ tendenza comune e generale nella società, attribuire parte della colpa alla vittima, colpevolizzandola, creando una sorta di filiera solidale nei confronti di chi ha commesso il reato, fino a normalizzare il comportamento. Ecco uno dei motivi per cui la maggior parte delle donne che subisce violenze tende a non denunciare, a non far sentire la propria voce, proprio perché il più delle volte vengono giudicate loro, le vittime, anziché i veri colpevoli. Aggiungo anche che sono molte le donne che, anziché difendere la propria simile, le puntano il dito contro, cattiveria? No assolutamente, la definirei piuttosto paura di subire la stessa sorte, ma anche l’illusione di poter evitare situazioni simili mantenendo il controllo, mettendo in atto comportamenti prudenti che possano garantire una maggiore sicurezza. Un’illusione direi, perché tutti gli atti di violenza sono causati sempre e solo da un carnefice, dobbiamo farci entrare nella testa che la vittima è solo una vittima, da tutelare e proteggere.

Ci troviamo ancora al punto in cui, per la vittima, risulta più semplice il silenzio, la vergogna prende il sopravvento, è troppa la paura di venir prese di mira. Chi ha subito questo reato ha la tendenza a giudicarsi e colpevolizzarsi per l’accaduto, se poi pensiamo a cosa le aspetta raccontando tutto pubblicamente, come biasimare il suo silenzio?

Dichiarazioni come quelle di Beppe Grillo andrebbero condannate, punite, proprio perché accentuano e puntano il dito contro la vittima che ha avuto il coraggio di denunciare. “Sono ragazzi e si stavano divertendo” urla contro la telecamera, e un brivido mi percorre la schiena pensando a mia figlia, una forma di divertimento probabilmente percepito solo dai ragazzi presenti in quella stanza, perché di come si sente lei, nessuno se ne cura. “Il giorno dopo era a fare kyte, e ha denunciato 8 giorni dopo, non vi sembra strano?” continua Grillo; no io non lo trovo strano, anzi, capisco sempre di più perché la tendenza di una vittima sia quella di far finta che vada tutto bene, che nulla sia successo, per evitare assalti verbali come quelli fatti da questo padre famoso che sfrutta la sua forza mediatica durante un processo il figlio.

In un mondo migliore, si potrebbe prevenire questo comportamento, cercando di lavorarci da subito, all’interno della famiglia, nelle scuole, sulla sfera emotiva ed anche quella educativa, le donne dovrebbero smettere di giudicare le altre donne, cercando invece di sostenersi. Tutti noi dovremmo smettere di farci manipolare da questo fenomeno sociale, vivere in modo paritario le nostre libertà non può essere un attenuante di fronte ad una violenza di qualsiasi genere.

L’arma più potente contro il victim blaming è il NON GIUDIZIO, l’ascolto e la comprensione, non lasciamo sole le vittime.

Fedy_On_The_Blog

5 pensieri su “Victim blaming: quando la vittima viene colpevolizzata.

  1. Elzada ha detto:

    Un articolo scritto benissimo tesoro , hai un cuore grande Fede … Sono una di quelle persone che ne ha viste e subite di ogni purtroppo , un dolore troppo grande che mi porterò dentro sempre !! La mia fortuna è stata quella di avere incontrato una famiglia come la tua , che nonostante io non sapessi perlate l’italiano , mi avete sempre aiutata è fatta sentire una bambina come tutte !! Vengo da un paese , dove purtroppo durante la guerra ho vissuto e visto cose che si fa fatica a raccontare !! Violenze fisiche e psicologiche , dove eri costretto a guardare e sentire certe cose .. e tante altre … Oggi che sono adulta e mamma di due bambini maschi , cerco di insegnare a loro di Amare e sopratutto rispettare tutti !! Scrivo tanto , perché aiuta molto !! Continua a scrivere queste cose sempre !! Ti voglio bene grande donna

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