Ho sta cosa dentro di cui non riesco a venire a capo. Per cercare di farmela amica ho chiuso gli occhi e come se fossi in possesso di una telecamera interna, mi sono immaginata di controllare in quale parte del mio corpo potessi trovare la sua posizione. Tra la gola e l’imboccatura dello stomaco, c’era questo groviglio, come un gomitolo, una matassa di nodi, stretti tra loro, rigidamente, bollenti. Da questo punto ho visto partire il resto del mio corpo, luminoso ma debilitato, accorciato, affaticato da questa confusione di nodi che rallentavano il mio movimento.
Il groviglio nasce di conseguenza prima o dopo una scarica di adrenalina non consumata correttamente, non preventivata e non assestata. Scie sporche contaminate da notti assenti, da un cuore pressante, da denti stretti, e occhi spalancati.

Non ho scoperto l’acqua calda, l’adrenalina è un prodotto delle ghiandole surrenali che induce effetti, quasi sempre fugaci, (a meno che tu non sia un soggetto particolarmente ansioso..), come eccitamento fisiologico, aumentando fortemente la pressione arteriosa.
L’adrenalina viene rilasciata in un momento di stress, dettato da un evento, un pensiero, un qualcosa di futuro che dovrà avere luogo; è un ormone che attiva un campanello di allarme, benevolo o meno, per avvisarci che quella detta situazione potrebbe causarci delle conseguenze.
Scientificamente parlando è tutto ben definito, cosa la scatena, come viene prodotta, come reagisce il corpo, quali sono i sintomi più frequenti, quelli più di nicchia, fino ad arrivare a “come combatterla”, una lista chilometrica di attività zen, respirazioni, meditazioni.
Il mio groviglio è resistente alle meditazioni, alle respirazioni e ad ogni sport io voglia praticare, mi segue, mi accompagna, mi preme sul petto, mi toglie l’aria. Sicuramente non sono “portata” per queste attività introspettive, sono più brava ad aprire una bottiglia di vino e alleggerirmi con il suo profumo, come se la matassa andasse assottigliandosi.
Una scarica di adrenalina è un fiume che va lasciato scorrere senza argini, può sommergere fino alla gola rischiando di soffocarci; talvolta può nutrire terreni aridi da piogge. Cosa può aiutarci a determinare cosa sarà?
Ho iniziato a farmi una domanda ogni volta mi trovo di fronte ad una data situazione che mi tiene sveglia la notte: quello che andrò a fare come mi fa stare? Mi alleggerisce come piuma? Oppure mi appesantisce come un mattone?
L’adrenalina del prima o del dayafter può cambiare totalmente se pensiamo a come ci può curvare la schiena, la pesantezza di una scelta, la leggerezza di una non decisione, e viceversa.
Chi l’ha detto che dobbiamo per forza? Siamo padroni del nostro qui ed ora, e possiamo passare attraverso una scarica di adrenalina tenendo solo quello che ci serve, ascoltando il nostro corpo, che ci segnala, ci avverte, ci sintonizza sempre sulle frequenze giuste, non ignoriamoci, siamo i migliori amici di noi stessi, nessuno può capirci meglio.
“Si vive una volta sola, devi buttarti”, non sono del tutto d’accordo, posso dirlo? Cosa potrebbe succedere ad un mattone pronto a buttarsi nel vuoto? Rompersi in mille pezzi, vivendo una volta sola, ma totalmente ricoperto di crepe. Al contrario una piuma potrebbe tuffarsi ogni qualvolta lo desideri, sapendo che il vento continuerebbe ad adagiarla lenta sul terreno senza procurarle alcun dolore o rottura.

Ecco quello che vorrei far passare è: non sempre l’istinto, l’impulso, possono essere motori pronti a muoverci nel nostro sentire; certo, l’emisfero destro del nostro cervello va ascoltato senza dubbio alcuno, ma ognuno di noi sente dentro di sé quella vocina sottile, provenire da un luogo lontano ma estremamente vicino, come un warning, lei ci sta indicando il poi, il DOPO, lei sa chi si schianterà al suolo in mille pezzi e chi volteggerà nel cielo blu, l’adrenalina facciamocela amica.
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