E se poi te ne penti?

Nella vita ci si può pentire di ogni scelta anche di essersi svegliati al mattino. Chiaramente ci sono scelte che possono essere rivedute e altre invece che non danno scampo, ma anche questo dipende solo da noi. Personalmente mi sono pentita di tantissime cose, la prima che mi salta in mente è l’indirizzo di studi alle superiori, ho scelto di non saltare su vari treni emozionanti, perché la staticità mi rasserena, mi sono pentita di aver fatto i passi sbagliati con certe persone e di aver speso gran parte dei miei soldi in borse firmate.

Ma se potessi tornare indietro cosa eviterei? probabilmente niente perchè in quel preciso momento la scelta che ho fatto mi andava bene. Motivo per cui proseguo sulla mia strada. Alla luce di questo sorrido quando nomino il prossimo tatuaggio, perché la domanda è immediata. Ci sono persone che vivono con uomini violenti, figli mai voluti, anziani abbandonati in case “di cura”, vite spaccate a metà, lavori che malediciamo ogni giorno, mariti e mogli che non si parlano da anni e pensate davvero che il problema sia se tra dieci anni dovessi pentirmi dell’ennesimo tatuaggio? Un tatuaggio è per me uno stato d’animo che in quel preciso momento voleva essere ricordato, ma nel caso in cui un giorno dovessi guardarmi e pensare “quando mai!” beh lo inserirò nella mia lista dei rimorsi.

LA MIA FRIDA. Terminato l’intro del mio testo vorrei ora dedicarmi al soggetto che ho scelto di colorarmi addosso. Ho già detto spesso di sentirmi un animo irrequieto, specialmente da quando giro sempre con un quadernino nella borsa e annoto ogni singolo pensiero che in testa, lo faccio per svilupparli non appena ho tempo per non perdere il flusso. Nel marasma di idee che viaggiano dentro di me ci sono anche i disegni, quelli da fare sulla mia pelle. Non sempre possibili, dato che ho immagini così vaste che non basterebbe tutto l’epidermide che ho in corpo, ma impegnandomi trovo sempre il modo per rappresentare un mio valore in disegno.

Ho il bisogno di tatuarmi anche come forma di “ribellione” verso una vita obbligatoria che ci impone la società, rispetto ogni forma di regola sociale, ma mi pesa, e quindi mi coloro addosso qualcosa per esternare un pensiero h24. Qualsiasi sia il disegno deve avere un significato, deve avere la possibilità di esprimere qualcosa.

Ne volevo uno che rappresentasse questo nuovo cammino di donna “nuda” di fronte al mondo, che ha perso ogni forma di vergogna verso i suoi punti deboli, che lotta contro il patriarcato manipolatore e una società malata, volevo un simbolo di rivoluzione rosa.

Ho diverse icone femminili che mi hanno contagiato, influenzato nella scelta di temi e pensieri e io ho pensato a lei: una donna tormentata, contro la società infangata del tempo, rivoluzionaria e irrequieta più di me, una donna che ha stravolto gli equilibri di un’arte pura e serena, infranto gli stereotipi malati che ci vengono da sempre etichettati addosso. Ogni sua opera gridava dolore e rabbia contro una vita che non gliene ha risparmiata una, lei dipingeva la sua realtà, dipingeva sé stessa “perché sono il soggetto che conosco meglio” diceva. Ecco che ho trovato il mio animo intrecciato nel suo, io scrivo delle mie realtà e le dipingo con lo stesso dolore che usava lei.

Frida, nasce a Coyoacan nel 1907, la Casa Azul è oggi il suo più grande museo. Soffre da sempre, fin da bambina affronta grossi problemi di salute che verranno messi a dura prova quando a 18 anni resta coinvolta in un incidente stradale dove la sua colonna vertebrale si spezza a metà. Seguiranno 32 operazioni, porterà il busto per il resto della sua vita, ogni gravidanza verrà bruscamente interrotta e per far fronte al dolore fisico lancinante utilizzerà varie miscele di farmaci e droghe.

E’ durante gli anni di degenza post incidente che inizia a dipingere i suoi innumerevoli autoritratti, dove mischiava il suo corpo, la sua malattia, il suo dolore con i colori dei costumi messicani.

La sua vita è tormentata anche a livello sentimentale, si sposa con Diego Rivera un artista del tempo che resta prima di tutto colpito dai suoi lavori, il loro amore tossico e i suoi tradimenti la spingono al divorzio, ma come ogni forma di droga, questo amore malato la richiamava sempre a lui.

E’ il suo aspetto fisico che mi fa impazzire, dentro vive una sofferenza nera che la divora, ma fuori è sempre adornata di colori, di abiti messicani, di rossetto e la sua bellezza non è mai stata messa in dubbio nonostante il monociglio e il baffetto nero, che va citato perché lei stessa se li dipingeva.

Frida è anche un’attivista politica figlia della rivoluzione messicana del 1910, un’icona per noi donne combattive e femministe, instancabile nonostante il suo corpo spesso l’abbandonasse. Muore giovanissima nel 1953, ma negli ultimi suoi anni di vita vedrà le sue opere esposte in importanti mostre a lei dedicate.

Questo breve excursus per dire che si il mio prossimo tatuaggio sarà lei, la sua corona di fiori colorata e le sue sopracciglia nere, sarà il simbolo di questo mio cambiamento e scontro verso il mondo patriarcale in cui viviamo.

“Pensavano che anche io fossi una surrealista, ma non lo sono mai stata. Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni” (Frida Kahlo, Time Magazine – “Mexican Autobiography” 27 aprile 1953).

https://it.wikipedia.org/wiki/Frida_Kahlo