Crescere figli, la nuova disciplina olimpica.

Parto da uno degli articoli scritti qualche mese fa relativamente alle mamme sotto esame (https://wordpress.com/post/fedyontheblog.com/636), per proseguire con l’argomento di oggi. Come ormai sapete bene sono mamma di una bambina di un anno e qualche mese e non vi ho mai nascosto quante volte mi sia sentita persa o “non brava”, seduta alla sbarra degli imputati.

Oggi sono io che invito al processo voi, tutti voi che pensate sia diventata una gara crescere i figli.

Nel mio caso specifico la bimba nei primi mesi era un pochino sottopeso, mangiava poco e di conseguenza, oggi è una bambina sana ma minuta rispetto ai bimbi della sua età. Una mamma alle prime armi che si sente dire in continuo che la bambina dovrebbe mangiare di più, vi assicuro non si sente bene. anzi; il pediatra è l’unica persona autorizzata a farmelo notare, il resto del mondo no. Quante volte mi sono sentita dire: “Ma le dai da mangiare?”, no figurati, l’ho fatta per farla morire di fame! Ma che domande sono?! Veramente il cervello lo avete azionato? Oppure lo avete in stand by per non esaurirlo subito?! Una mamma si sente già fragile e sbagliata a sufficienza, senza le vostre domande pessime.

Inevitabilmente si incontra sempre “l’insegnante” plurilaureato all’università della vita, il quale ti racconta come i suoi figli siano bravi, mangino sempre, siano già in grado di camminare, leggere, scrivere in cinese e fare le divisioni in colonna a 9 mesi, perché amano fare i paragoni verso chi è meno dei loro figli. L’ignoranza non ha limiti, il loro bambino sarà sempre di più del vostro, inutile proseguire con la discussione.

Oggi dopo 15 mesi con la mia bambina ho finalmente imparato alcuni trucchi per la sopravvivenza della mamma, e lasciatemi buttar giù un piccolo vademecum che deve essere d’aiuto a me quando incontrerò i professori di vita, ma anche a tutte le mamme, che come me, non sono mai abbastanza brave:

  • ogni bambino ha i suoi ritmi, tempi, abitudini, le forme di iper stimolazione sono deleterie in quanto possono solo creargli confusione e fatiche, che alla sua giovane età non è giusto conosca,
  • non esistono gare tra bambini, ogni essere umano ha iniziato un percorso unico che non può essere paragonato al nostro vicino di casa, sbarriamo gli occhi come i cavalli e guardiamo solo ai nostri bambini,
  • c’è fretta, di vederli capaci di fare, per poterlo mostrare al mondo, capaci di camminare, parlare, correre, scrivere, i bambini faranno tutto quello che nelle loro future capacità anche senza la fretta che ci stiamo mettendo noi, abbiamo forse paura che resti indietro rispetto agli altri? E allora?? Penso a quante mamme hanno bambini con deficit veri, e credo sia altamente irrispettoso quello che stiamo cercando di fare,
  • c’è fretta di insegnare a far da soli, biberon da soli, mangiare da soli, dormire da soli, e qui si torna al mio articolo precedente, ATTENTA CHE POI SI ABITUA:(Modifica articolo ‹ FedyOnTheGo — WordPress.com), il bambino si alzerà un giorno che camminerà da solo, vorrà la sua solitudine, dormirà da solo, quando cercheremo un suo abbraccio sarà lui a dirci: “Dai mamma, io sono grande”,
  • lasciarli piangere da soli, serve solo a farli vergognare dei loro modi di espressione delle emozioni, stiamo con loro e consoliamoli, io ho pianto spesso da sola in silenzio, mi vergognavo molto della mia incapacità di trattenere le lacrime, a che pro? ho dovuto fare poi un grande lavoro interiore per imparare che piangere è una reazione legittima di tutti gli esseri umani, quando il nostro bambino si consolerà da solo, saremo noi a piangere.
  • quando ci troviamo di fronte quelle persone che si riempiono la bocca di quanto sono bravi i loro figli perché sanno già fare, non sentiamoci piccoli o sbagliati solo perché il nostro bambino ancora non ce la fa, la normalità è un lusso, i figli prodigio lasciamoli a chi ne ha bisogno. Viviamo con serenità i suoi progressi, per farlo sentire sempre bene e apprezzato.

I primi anni, i primi passi, i primi progressi sono fatti di rassicurazioni, di abbracci, di tenerezze, il mio scopo non è fare un punto elenco delle skills raggiunte da mia figlia come se fosse un quiz attitudinale, ho intenzione di rispettare i suoi segnali. Non ho intenzione di lodarla a gran voce, sarà sufficiente farle un sorriso e abbracciarla forte, senza mettere in piazza con una spunta verde quello che è riuscita a fare, ripeto, ci saranno bambini che alcuni passi avanti non li potranno mai fare, rispettiamo le diversità altrui e teniamo i suoi progressi nel nostro cuore e occhi.

Ho avuto una gravidanza piuttosto difficile e anche i primi mesi di vita della mia bimba non sono stati facili, avrei avuto bisogno di tanta comprensione, collaborazione tra mamme e sostegno; il mondo esterno invece mi ha fatto sentire sbagliata, incapace di fare la mamma, incapace di dare latte a mia figlia e quindi pessima. Sono stata giudicata, osservata, guardata con gli occhi della compassione ma da lontano, mai un passo verso di me allungando la mano per dire: “va bene così Fede, sei stata coraggiosa, sei una brava mamma”.

Mi sono fatta così tante domande che la testa mi è scoppiata troppe volte, fino a portarmi a scompensi fisici legati ad una depressione post parto, ecco perché non mi permetterò mai di lodare il mio operato, le capacità di mia figlia o la nostra vita, non sono alla ricerca di strette di mano o complimenti esterni. C’è stato un tempo, seppure breve, che cercavo risposte negli altri, senza rendermi conto che la risposta migliore alla domanda: “sono una brava mamma?” era li di fronte a me, un sorriso fatto di cinque denti e degli occhi pieni d’amore.

Lasciamo fuori dalla porta di casa tutti quelli che si presentano con la lista dei paragoni, i nostri bambini sanno comunicare meglio di noi adulti, il loro sorriso ci può bastare per colmare ogni domanda. Chi ha bisogno di gareggiare continuamente, forse non sa che del suo primo premio non me ne frega proprio niente, non voglio un figlio “bravo” come il suo, non voglio una medaglia d’oro, quello che voglio è una bambina felice che si senta apprezzata sempre, il premio è il suo benessere.

Tra le mie amiche lettrici ci sono tante MumToBe, voglio darvi un consiglio col cuore: nessuno è autorizzato a dare giudizi al vostro essere mamma, i vostri sensi sono sulla sintonizzazione giusta sempre, non dubitate mai di quello che vi sentite di fare, nessuno conosce bene i vostri bambini come voi, li avete creati e portati con voi per nove mesi.

Fedy_On_The_Go

Senza difese.

Vorrei salvarti dal mondo,

come tu hai salvato me,

perché è pronto a ferirti

e tu sei senza difese.

Vorrei coprirti dal freddo,

pronto a gelarti,

quando nuda attraverserai la prima strada da sola

e tu sarai senza difese.

Vorrei asciugarti le lacrime,

che scenderanno come fiumi,

quando la vita ti mostrerà il suo vero volto

e tu sarai senza difese.

Vorrei proteggerti dal dolore,

sul tuo corpicino piccolo e morbido,

capace solo di percepire carezze,

tu sei senza corazza e senza difese.

Un giorno tutto questo ti sarà chiaro,

il male ti squarcerà il petto per la prima volta,

piangerai da sola,

seduta in un angolo,

la pelle diventerà dura,

il sorriso sarà nascosto,

e lo sguardo più duro.

La vita non fa sconti a nessuno, lascia la tua mano intrecciata nella mia,

perché tu non senta mai la solitudine,

insieme ci si può salvare bambina mia, non vivere il dolore da sola.

Per te, per sempre, la tua mamma,

“Attenta che poi si abitua”

Quanti elementi compongono la giornata di una donna? Quante cose da fare, persone da gestire, lavori, incombenze e rotture di palle? Ecco questa piccola introduzione è relativa al fatto che nella mia giornata devo anche preoccuparmi di rendere conto a chi non fa parte della mia famiglia, ma deve darmi consigli.

Ho già trattato diverse volte questo argomento, il problema è che non è mai abbastanza, le persone “nate imparate” che incrocio sulla mia strada sono veramente troppe.

La scrittura è la mia via di fuga da sempre, ecco perché questo blog mi veste a 360°, cioè parla di me, parla di ogni mia personalità (ne ho tante si), di ogni mio aspetto, quello di oggi è la mamma, che credo diventerà un appuntamento fisso, ogni tanto dovrò fare outing lamentandomi, sappiatelo.

Prima di avere figli ho espresso giudizi veramente poco carini nei confronti delle neo mamme soprattutto, giudicandole SENZA SAPERE. Non ero mamma ma dentro di me sentivo di avere il manuale giusto se un giorno lo fossi diventata, composto da tutta una serie di regole da rispettare.

Mia figlia ha poco più di un anno e ho già infranto almeno tre delle regole base che non dovrebbero mai essere infrante, la conseguenza poi qual è? POI SI ABITUA. Assolutamente si, ho scoperto sulla mia pelle che la memoria dei bambini è ottima e ricordano bene le sensazioni di benessere, cercando di riviverle sempre, onestamente mi sembra una cosa più che lecita, anche noi adulti siamo così.

Ho infranto queste regole in nome della sopravvivenza e dell’armonia, ho fatto male? Magari si, ma per favore datemi il vostro parere solo se ve lo chiedo.

Durante la quarantena ci siamo impegnati per cercare di farla dormire nel suo lettino e dopo molti tentativi ce l’abbiamo fatta. Ad agosto riprendo il lavoro e tutti i nostri ritmi cambiano, nel giro di pochissimi giorni ecco che la notte diventa un tormento, pianti continui, bisogno costante di toccarmi e di avermi vicino, dormirmi a fianco.

Analizziamo la situazione: prima di riprendere il lavoro stavamo insieme tutto il giorno, colazione, passeggiate, giochi, riposini, poi un giorno alle sette del mattino la sveglio, nevrotica e di corsa la vesto e come un pacco la consegno a mia mamma, per sei ore non mi vede più, nonostante questo è bravissima, sorride, gioca, mangia e dorme. Lei non parla e non capisce le parole che le dico, quindi come la sta vivendo? Ha passato un anno bellissimo dove ogni volta che apriva gli occhi vedeva la sua mamma, e ad un tratto vive una mezz’ora frenetica tutte le mattine dove viene sparata dalla nonna e non vive più la quotidianità di prima, può esserci un legame col fatto che la notte piange e vuole stare con me? Mi sono detta di si.

La mia bambina vive di poco: contatto, occhi, sorrisi, odori, carezze, baci, non parla ancora quindi non posso spiegarle che si deve lavorare o che la nonna è felice di coccolarla finché torna la sua mamma, lei semplicemente vive a suo modo un distacco violento. Ecco perché ho opposto resistenza alcune notti poi ho scelto di farla stare nel posto in cui si sentiva bene in quel momento, si abitua? Assolutamente si, anzi si è già abituata. Dorme in stretto contatto con la sua mamma tutta notte, dalle 21.30 alle 7 del mattino, in silenzio, lasciando dormire tutti perché il suo desiderio è stato esaudito.

Io sono la più grande di tre fratelli e ricordo bene le mie notti da piccola, ho pianto nella mia cameretta da sola tantissime volte, mia mamma cercava di farmi addormentare, appena se ne andava mi svegliavo, avevo paura, mi sentivo sola e piangevo. Non posso dare colpe a nessuno anzi, mia mamma ha rispettato quello che è il protocollo standard del genitore, aveva altri due figli. Mio papà stremato veniva a dirmi di smetterla perché il giorno dopo lavorava, chiudeva la porta e spegneva la luce, comportamento normale che il 95% dei genitori sceglie, “vedrai che prima o poi smette e si abitua”.

Io mi ritrovavo da sola al buio, in preda ai mostri sotto il letto e alle paure di qualsiasi bambino, piangevo sotto voce per non farmi sentire. La notte per me è sempre stato un momento buio e di solitudine, che aggrappandosi ad altri disturbi ha dato vita ai miei attacchi di panico e all’ angoscia. I pianti notturni e la paura di morire mi hanno accompagnato per diversi anni.

Carissimi esperti che incrocio spesso per strada, secondo il vostro protocollo, dopo un tot il bambino si dovrebbe abituare (nel bene o nel male), quindi mi spiegate perché io ho 37 anni e la notte resta per me un momento buio in cui ho paura e non riesco a fermare la mente? Sono un caso disperato ed isolato forse?

Arriverà il giorno in cui mia figlia vorrà dormire da sola, arriverà anche il giorno in cui non avrà più bisogno del mio contatto stretto. Ha senso chiudere la porta e spegnere la luce adesso? Veramente dovrei lasciare la mia bambina piangere da sola al buio? Forse mi viene difficile proprio in nome di quelle notti non troppo lontane in cui la bambina ero io? E perché dovrei correre il rischio di farle conoscere la paura del buio e della solitudine? E non chiamiamola paura infantile, ripeto: io ho 37 anni e ancora dormo con una luce accesa.

Credo che ogni forma di opinione o consiglio verso una mamma debba essere prima di tutto espressamente richiesto da quest’ultima, in tutti gli altri casi, prima di parlare, contate fino a 100 almeno.

Ogni bambino è diverso, trovo difficile pensare che se un comportamento funzioni bene con uno, allora sia efficacie anche per un altro; concentriamoci sul sorriso di questi bambini, sulla loro serenità, sulla loro leggerezza, usiamo la nostra sensibilità quando guardiamo i loro occhi ancori puliti e innamorati della vita.

Ho lasciato che le mie linee si incastrassero con le tue mentre la notte buia ci avvolge, perché tu hai bisogno di un abbraccio e io della tua luce, Fiamma.

Non perdere mai l’abitudine bambina mia.

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