Aria di cambiamento.

Sembra impossibile anche solo pensarlo, ho seguito le elezioni americane dall’inizio alla fine e la cosa che più mi dava dubbi era proprio l’elezione di Biden perché legata ad un viceministro donna, di colore, precisamente asioamericana, un popolo che solo quattro anni prima aveva votato per un personaggio come Donald Trump, come era possibile? Eppure, passavano i giorni e notavo come fosse lei, Kamala Harris la vera scoperta, ecco perché questa vittoria dei democratici è sua, nostra.

Mi sono immaginata mia figlia a 18 anni circa che leggendo il mio articolo mi guarda e dice: “mamma si viveva proprio male quando sono nata io”, si perché voglio sperare che questo piccolo passo darà il via ad un insieme di cambiamenti, che tra qualche anno, renderanno tutto possibile per le bambine di oggi.

Posso raccontarvi una cosa di cui quasi mi vergogno? Circa 10 anni fa ho avuto la mia esperienza politica, si. L’ho voluta con tutta me stessa, ci credevo. Ero giovane, avevo fiducia nella mia voglia di fare, nel mio cambiamento e mi ero vista come una giovane politica attivista che finalmente può far uscire il suo lato motivazionale per “cambiare le cose”, ero determinata e combattiva. Inaspettatamente vengo eletta, con così tanti voti che resto senza parole, mi hanno dato fiducia, ora tocca a me.

Perché me ne vergogno? Beh perché ho rappresentato per 5 anni tutto quello che attualmente combatto senza rendermene conto, speravo di portare un vento fresco, ma non lo si può fare se le menti sono chiuse e hanno paura di aprire le finestre sul mondo, l’aria fresca e pulita potrebbe far male al cervello delle persone da gestire.

Inizio la mia esperienza ma qualcosa non mi torna, gli assessorati vanno ai soli uomini, noi pochissime donne elette siamo consiglieri soltanto. Col tempo imparo che ogni cosa che posso dire deve essere prima concordata, imparo che le poltrone e i numeri contano di più di quello che i cittadini hanno votato, imparo che noi donne siamo li solo per una questione di facciata, le famose quote rosa, una gran scocciatura per tutti.

Non sto facendo critiche dirette, ci mancherebbe, ho semplicemente fallito io, perché, sulla base di non so cosa, credevo in qualcosa di diverso. Se nel piccolo le cose sono così orchestrate, ho pensato, chissà come sono nel grande, una grandissima delusione. Ho fatto scelte dettate dal credo conservatore bigotto, anziché ascoltare la vera voce interna che gridava vendetta. Non mi preoccupo di scrivere queste parole, perché sicuramente chi ha “collaborato” con me in quegli anni è troppo anziano per accendere un PC (la politica in Italia è fatta da vecchi), oppure non si azzarderebbe mai ad andare a leggere un blog femminista, e infine, nel caso in cui lo facesse, mi giudicherebbe la solita donna che farebbe meglio a stare zitta, dietro a un fornello a cucinare (sempre che ci riesca).

Ho chiaro il fatto che nessuno in questo paese mi stia veramente rappresentando, anzi. Provo un grosso senso di rabbia verso chi si veste da crociato cristiano con il crocefisso per farsi propaganda attirando il popolo medio, la cristianità, la religione non vanno mischiate con il credo politico, provo rabbia verso chi sfrutta le minoranze per raccogliere voti, e provo rabbia verso chi è più ignorante di me e pretende di rappresentarmi. Sono stanca di vedere solo uomini al tavolo dei potenti, sono stanca di sentire parlare solo gli uomini per gli uomini.

Per la prima volta dopo tanti anni ho visto una luce, Kamala Harris è il primo vicepresidente donna negli USA, prima donna di colore, prima asioamericana, in prima linea da sempre per i diritti delle minoranze: donne, afroamericani, comunità LGBT, questo è un traguardo. Una vittoria per tutte le donne che negli anni hanno dovuto piegare la testa e la schiena ed ubbidire, donne che hanno dovuto guardare da esterne i movimenti e le scelte politiche di un popolo di cui facevano parte solo sulla carta, bambine che finalmente vedranno qualcosa di diverso, che spero negli anni, diventi normale.

Questo voto nuovo è stato un messaggio, una richiesta di cambiamento, di speranza, di unità, di voce per le persone diverse dagli uomini bianchi della working class americana ben rappresentati da quel bifolco di Trump. Le comunità sono fatte di tanti gruppi, ognuno ha la sua voce, diversa certo, ma vanno ascoltate tutte, non deve esisterne una più forte delle altre.

Col senno di poi dico che quegli anni di politica mi sono serviti molto, per capire quello che non avrei mai voluto essere, mi hanno aperto gli occhi e mi sono serviti per ammettere i miei errori. HO CAMBIATO IDEA e lo dico a voce alta, perché ne vado fiera, cambiare opinione è una delle cose più difficili da fare, e per me è stato un cambiamento anche nello stile di vita. Ho dovuto guardarmi dentro e capire che non appartenevo al mondo bigotto, piccolo, chiuso e radicato in credenze popolari del medioevo, tutto questo mi sta stretto addosso come una taglia 38 (sono una 46).

Sono una cittadina del mondo globale e combatto la politica malsana con delle armi potentissime: leggo, imparo, studio e mi INFORMO, contro di questo la classe politica non può nulla, la loro vittoria è basta sulla nostra ignoranza.

Oggi qualcosa è cambiato, apriamo le finestre e arieggiamo le stanze, fate spazio alle donne. Go Kamala go!

Fedy_On_The_Blog, HOPE AGAIN!

5 pensieri su “Aria di cambiamento.

  1. buio dentro - diario di un abusato ha detto:

    Anch’io da giovane ho provato la politica, sono resisito meno di un anno. Tutti bravi o brave a parole ma, quando provi davvero a fare qualcosa di concreto, ti mettono i bastoni tra le ruote, dicendo che non si può fare, non è oppurtuno, non si è mai fatto, che se lo fai si dissociano, ti sabotano, ecc. Me ne sono andato via schifato. Avevo intuito che sarebbe finita così quando avevo cominciato, ma ho voluto comunque provare l’esperienza e dare una possibilità a questa scelta.

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