Quei cinici auguri glitterati.

Le luci, i fiocchi, il calore delle candele, i dolcetti, quell’atmosfera di pace e leggerezza che si fonde con la neve, i sorrisi, gli abbracci, la famiglia, gli amici, un’infinità di parole che mi vengono in mente quando ripenso a “quei natali”.

Ve li ricordate anche voi? Quei natali dove ci si credeva davvero, quelli che: “tra poco è Natale, basta musi lunghi, pensieri negativi, preoccupazioni, ci penseremo poi”. Quelli in cui avvertivamo una strana emozione la giornata della vigilia, perché, anche se non eravamo più bambini, la notte in arrivo era magica, sempre. Quei momenti in cui nonostante l’anno difficile, qualche brutta esperienza, un amico che ti aveva tradito, un amore finito, una difficoltà lavorativa, sentivamo comunque la magia in arrivo, il tempo del riscatto, la serenità.

Beh si tutto davvero bello il Natale e la meraviglia che lo circonda, ma sento di dover fare uno dei miei outing più invadenti per non compromettere ulteriormente i miei valori pressori già piuttosto alti.

Quale migliore modo per fare outing se non quello di augurare buon Natale a modo mio? Tramite le note della “mia penna”? La penna più cinica e dolorante raggiunta dall’alto dei miei 38 anni?

Lasciatemi iniziare dicendo che vorrei sentire “auguri di buone feste” solo da chi me lo sta augurando davvero, da chi lo dice col cuore, sorridendomi, da tutti gli altri vorrei solamente essere ignorata, avete preso nota?!

Vorrei invece fare degli auguri speciali, di luce e serenità al punto elenco seguente:

  • a te che hai dovuto aprire la porta della tua amorevole casa alla malattia, quella stronza che sta logorando lentamente la persona con cui pensavi di trascorrere lenta la vecchiaia, in pace e silenzio, magari guardando i vostri nipotini diventare grandi. Si, questo augurio è anche per te, perché so che in silenzio la sera quando sei sola, piangi lacrime di sale che bruciano sulle ferite che ogni giorno quella malattia ti infligge,
  • a te che hai accompagnato per mano il tuo papà fino alla fine, stringendolo forte e facendolo sempre sentire amato. Si, questo augurio è anche per te, perché per la prima volta quest’anno dovrai guardare la sua sedia vuota alla cena della vigilia, sarà il Natale più triste e freddo mai vissuto, ti abituerai, anno dopo anno,
  • a te che per eliminare la pesante solitudine nella tua vita, stai facendo grandi sacrifici, intraprendendo percorsi insapori e dolorosi, per lavorare su te stessa nella grande incertezza. Si, questo augurio è anche per te, che la speranza non ti abbandoni mai, nonostante i mesi e gli anni proseguano e non ci siano novità all’orizzonte,
  • a te che mai avresti pensato di poter ricevere quella pugnalata dal tuo amico, si sai di chi parlo. Quello che sembrava essere onesto, fedele e trasparente con te, veniva a cena a casa tua a giocare coi tuoi figli ricordi? Proprio lui, che ha sgretolato la tua fiducia in pochi secondi, gelando la vostra amicizia, onestamente, detto fra noi.. non so se si sia accorto di averti fatto del male. Si, questo augurio è anche per te, perché nonostante questo, so che nella tua prossima avventura non mancherà il tuo forte entusiasmo, lascerai alle spalle quella ferita che, nonostante il male, ti insegnerà che le persone hanno interessi non sempre puliti nei tuoi confronti,
  • a te che passi le giornate impaurita dal tempo che passa, dalla tua bambina che cresce, dalla paura di non poter riuscire. Lo so che la notte ti svegli con il cuore in gola, quella tachicardia che ti toglie il respiro per prosciugarti, purtroppo non credo se ne andrà presto. Questo augurio è anche per te, perché ti diranno che passerà tutto, ma non è così, sono solo bugie dette per farti star serena. Sappi che prima tu imparerai a convivere con i tuoi demoni, prima loro impareranno a lasciarti respirare la notte,
  • a te che non conosci l’umiltà, arrogante e irruento hai camminato per i prati fioriti senza accorgerti del deserto dietro che lasciavi. Ti senti solo ora vera? La verità è che lo sei sempre stato, lo realizzi solo ora perché non c’è più nulla da mangiare sulla tavola e quindi la gente ti ha abbandonato. Questo augurio è anche per te, perché il tuo sarà un Natale molto triste e silenzioso. La storia di Dickens ahimè non esiste, non ci sarà nessuno spirito dei Natali passati, presenti o futuri che verrà a trovarti la notte della vigilia per darti un’altra possibilità, no davvero. Ecco perché sei finito tra le persone a cui mando un augurio sincero, perché, nel caso in cui non ci sia un lieto fine ad attenderti, che sia lieve la tua caduta e che tu possa fingere il più possibile di viverla bene, augurandoti di rimetterti in gioco ancora,
  • a te che sei piccola e indifesa ai miei occhi, che mi commuovi ad ogni carezza. Questo augurio è anche per te, perché la tua mamma impari a capire che stai crescendo, lasciandoti fare qualche passo da sola più serena, abbi pazienza e continua ad accarezzarla, il tempo vi aiuterà a crescere insieme.
“Grazie al cazzo”.

Sarebbe bello, anche solo per un attimo, immaginare la magia del Natale tornare; alleviando la malattia, il distacco per una perdita, colmare la solitudine, curare una delusione, lenire l’ansia, sollevare le angosce e guarire le insicurezze, sarebbe bello davvero, ma il mio cinismo vorrebbe lanciare un messaggio: CAZZATE!!! SONO TUTTE CAZZATE!!! La verità è che sposteremo per qualche ora, in un angolo della nostra mente, tutti questi pensieri tristi, così da poter mangiare in compagnia di chi è consuetudine incontrare durante queste feste comandate, per poi tornare nella nostra realtà e poterci immergere di nuovo nelle piaghe dei nostri pensieri.

Adesso prendo la scopa, spazzo sotto il tappeto tutte le grida del mio cinismo stronzo che vuole rovinarci le feste! Via levati, così che anche per quest’anno io possa fingere che la magia del Natale sia arrivata, quanto meno per gli occhi incantati della mia bambina che merita di vivere questo momento glitterato come se davvero esistesse. Saranno poi le persone e le esperienze dolorose purtroppo, a darle modo di riflettere e capire che i glitter sono belli ma servono solo a coprire delle crepe, troppo visibili al naturale, della vita.

Fedy_On_This_Christmas

Quelle sedie vuote.

Si ok, zona rossa, gialla, verde, per me è un Natale diverso, non per il lockdown, il mio è diverso da un paio d’anni. Natale non è ancora arrivato lo so, ma per parlare di cose tristi ci vuole il momento giusto, l’ambientazione, la neve, la musica di Rod Stewart che canta “Have yourself a Merry Little Christmas”, ci vuole la solitudine della sera quando tutti dormono, ci vuole la mente pronta a ripercorrere quegli anni dove il Natale era il vero Natale.

Il mio Natale era la vigilia, correre a casa della nonna Adelina, perché eravamo in tantissimi e dovevo leggere la poesia sulla sedia, dovevo aiutarla a preparare la tavola, contare quanti tortelli avevamo fatto, quanti kg di pasta avevamo tirato. La stufa in ghisa era dalle sei che andava, e io spesso ero li dal giorno prima, svegliarsi col profumo della legna che bruciava e il suo caffè latte era una coccola. “Mangia poco che stasera poi ci sono tre primi”, “Nonna lo sai che io mangio tanto sempre”, quindi 25 biscotti nel latte e via a prendere la legna.

Non preparavamo molti regali per Natale, ma stavamo insieme davvero, lei cucinava per 30 persone: fratelli del nonno, figli, zii, cugini, la porta di casa era sempre aperta a tutti. Cantavamo fino a tardi, eravamo nella sua casa in mezzo alla campagna, al caldo, niente più di questo, era arrivato il Natale.

Si concludeva tutto per Santo Stefano dall’altra nonna, la Rita, sempre in tanti, lasagne alte come una mano, stavamo tra di noi, cugini, zii, poi tombola con quelle dieci mila lire che mi dava il nonno sotto banco, perché io mica le avevo!

Il fatto è che quest’anno probabilmente non ci possiamo muovere dal comune, ma poco conta onestamente, quel Natale di cui vi ho parlato non esiste più, ci sono solo tante sedie vuote, quelle delle nonne pesano come dei macigni, e io non riesco, non riesco a sentire quel sapore delle cose che sentivo una volta.

Qualcuno una volta mi ha detto “le nonne creano famiglie”, è vero, non c’è niente di più vero, creavano quell’atmosfera che aspettavo tutto l’anno, quell’attesa della serata o del pranzo insieme, sembrava di avere l’oro in mano, ero felice anche se di regali non me ne arrivavano.

Tutti gli anni ci riproviamo a creare qualcosa di simile, ma cosa posso farci se mi manca sempre un pezzo? C’è sempre quella sedia vuota che non riempie nessuno, loro non ci sono, e il mio Natale è più spento, un Natale di una donna adulta che ha smesso di vedere le luci calde di quella festa, perché la verità è che le sedie vuote saranno sempre di più.

Di persone come me c’è pieno il mondo, anzi, il mio egoismo mi fa scrivere della perdita delle nonne, ma c’è chi ha perso il papà, la figlia, la mamma, e si mette addosso il vestito delle feste solo per le altre persone che ha vicino, per i nipoti, per i figli. Certo lo so, questo è crescere, lo so bene, è quella magia del Natale che ricordo io mi faceva pensare che era tutto possibile, che la felicità era eterna e che saremo stati sempre uniti.

Ci sono i nostri bambini adesso che guarderanno tutto con quegli occhi che avevo io la mattina della vigilia, la cosa che mi fa piangere più di tutte e che anche loro un giorno scopriranno che la magia del Natale ha senso solo se tutte le sedie sono occupate.

Quest’anno saremo rinchiusi, ma onestamente pensiamoci, lo siamo da tanto, rinchiusi in una favola che non esiste.

La notte della vigilia io esprimevo un desiderio, se avessi saputo in quanto poco tempo quella magia sarebbe finita, avrei sicuramente chiesto di fermare il tempo, con loro due vicino a me.

Oggi va così, si piange, ogni tanto serve anche questo.

“When you wish upon a star, makes no difference who you are, anything your heart desires will come true”